Tutto è iniziato con un semplice scambio di Whatsapp con la mia amica Elisa, ostetrica.
Tra un lamento per il bimbo raffreddato una settimana sì e un giorno no, un'informazione sulla panificazione e acquisti di farina, mi confessa una cosa sulle lunghe lievitazoni: "E' propedeutico, anche in sala parto bisogna aspettare pazientemente".
Questa semplice frase mi ha fatto pensare al suo lavoro.
Molti non sanno che questa è la professione più vecchia del mondo (contrariamente a quello che si crede). Platone diceva che la levatrice è una donna "che ha fatto studi classici, che ha
intelligenza sveglia e memoria pronta. Deve essere studiosa, attiva, robusta,
compassionevole, sobria, paziente, riflessiva e prudente. Non deve essere collerica,
intrigante ed avara, e non deve pensare alla civetteria".
Una donna che partorisce è
lì, presa dai suoi dolori, dalla respirazione, dal pensiero che di lì a
poco terrà il suo piccolo tra le braccia. L'ostetrica (si sta avendo anche una svolta maschile), invece, aspetta pazientemente.
Controlla che tutto vada per il meglio, assicura la mamma e la rincuora
nei suo momenti rinunciatari.
La sua figura è importantissima perché non si occupa solo di assistenza durante gravidanza, parto e puerpuerio, ma è anche supporto ed educatrice per i genitori nella cura del neonato. E' colei che può sfatare tutti i falsi miti che la tradizione popolare si porta dietro, allattamento e svezzamento sono i principali.
Il rapporto con l'ostetrica è più informale perché elimina la sensazione di dover essere curate. La gravidanza non è una malattia!!
Per tutti questi motivi, ho dedicato il mio panbrioche a tutte le ostetriche: solo loro sanno cosa vuol dire lavorare e aspettare che la tua creazione esca pronta dal forno dopo 12 ore dall'inizio del processo.
Del resto tutti noi siamo passati dalle mani di un'ostetrica.
Alla prossima pasticciata.